Le avventure di pinocchio

nomenomen - pinocchio locandina

Presentazione dello spettacolo

 

Lo spettacolo è direttamente tratto dall’omonimo romanzo collodiano con l’intenzione di recuperare il più possibile l’originale, al fine di sottolinearne i passaggi fondamentali. Romanzo pedagogico ottocentesco ancor’oggi mantiene inalterato il suo fascino e le rocambolesche avventure del simpatico burattino di legno appassionano ancora il giovane pubblico. L’escamotage studiato per poter adattare il testo al palcoscenico è pensarlo interpretato da bambole di pezza che, alla sera e lontano dagli occhi dei loro possessori, si animano e si dilettano a raccontarsi storie.

Lo spettacolo è stato messo in scena in diverse situazioni ed è adattabile a qualsiasi contesto: dal palco convenzionale a spazi alternativi. Può essere inscenato sia con musica dal vivo che senza, sia con teatro delle ombre o meno.

Sinossi

 

“Cosa accadrebbe se le bambole di pezza della stanza dei bambini si animassero? Cosa accadrebbe se, per gioco, si divertissero ad interpretare delle storie? E se, per una sera, la scelta cadesse sulla storia di Pinocchio?

L’emozionante classico raccontato attraverso il gioco degli attori, la magia delle ombre e le note della musica dal vivo. Sono queste le caratteristiche del classico collodiano dal punto di vista della Nomen Omen: il palcoscenico si trasforma nella stanza dei giochi, dove gli attori-bambole, costantemente in scena, vestono i panni dei personaggi del celebre romanzo riadattato nel rispetto dell’originale. L’atmosfera giocosa coinvolgerà direttamente la platea, servendo, ai piccoli spettatori e non solo, l’emozione del contatto immediato con la scena. Alle musiche, rigorosamente composte per l’occasione, è riservato inoltre un posto di primo piano; i musicisti non si limitano a sottolineare stati d’animo ma, condividendo la scena con gli attori, intessono con loro un vero e proprio dialogo sonoro. Le ombre, in ultimo, coadiuvano il dipanarsi dell’intreccio. Il tutto in una scenografia mutevole ed essenziale.”

 

Adattamento teatrale: Danilo Zuliani

Regia: Danilo Zuliani

Aiuto Regia: Alessandra Maccotta

Musiche: Michele Piersanti

Scenografie e costumi: Anthony Rosa

Foto di scena: Andrea D’Anzi, Stefano Manocchio

Disegno e grafica locandina: Alessandra Cavallari

 

con: Alessandra Cavallari, Alessandra Maccotta, Marco Zordan, Danilo Zuliani (Bernardo Casertano, Daniel Neri)

Musicisti: Michele Piersanti, Francesco Sennis, Paola Darra, Eugenia Compostella (Federica Di Santo, Fabiana Avoli)

Recensione

 

Ritorno lieto quanto atteso al Teatro Vascello di Roma, dopo i successi e il gradimento –  per grandi e piccini – dello scorso anno, per “Le avventure di Pinocchio”; fiaba inimitabile, senza tempo, compagna fedele e sapiente della nostra infanzia.

A partire dal testo di Carlo Collodi – che più lo si rilegge da adulti e più se ne intuiscono ricchezza narrativa, complessità tematica e profondità del magistero, tanto da collocarlo a pieno titolo fra gli universalia del patrimonio letterario nostrano – Danilo Zuliani ne offre una vivace lettura e riduzione, godibile e di sostanziale fedeltà, in una chiave che si fa apprezzare per originalità ed inventiva.
Protagonista un gruppo di bambole di pezza nella stanza dei bambini; non appena il sipario si apre, come per magia le bambole si animano e decidono di interpretare delle storie, e la scelta cade su quella di Pinocchio. Ed ecco che la storia prende corpo, cominciando con le bizze fra Mastro Ciliegia e Geppetto, passando via via alle tante marachelle del burattino-bambino. I personaggi ci sono tutti e sono tutti fedeli al testo, tranne il grillo parlante che appare un pò meno petulante e stressante del solito, il che certo non guasta.

Lo spazio scenico è sostanzialemente scarno ed essenziale ma assai efficace in quanto a scenografie, con cubi di legno colorati e un piccolo teatrino delle ombre sullo sfondo, ornato con disegni dal tratto fanciullesco e fantasioso. All’interno del palcoscenico anche un quartetto di musici – tastiere, percussioni, oboe e sax di vario registro – agghindati in costumi bandistici ed abili nell’usare le apprezzabili musiche, composte per l’occasione, in una sorta di dialogo costante con gli attori, a sottolineare passaggi della narrazione e stati d’animo, mutevoli quanto imprevedibili tale è la complessità del testo.

Bravi anche gli attori – che ogni poco irrompono tra il pubblico rendendolo partecipe – tanto nell’interpretazione quanto nella restituzione dei precetti e del magistero collodiano. E sotto tale aspetto nulla manca, in special modo per quelli più importanti, narrati con fantasiosa vivacità non disgiunta alla necessaria incisività con cui vanno ribaditi, per cui: le bugie non vanno dette, perchè hanno le gambe corte e il naso lungo. Poi bisogna comportarsi bene, non solo per sé ma anche per coloro che più ci amano, vale a dire i nostri genitori, tuttavia disposti a perdonarci tutto all’infinito, tanto è l’amore che hanno per noi. E poi tanti altri insegnamenti – ricordando che i grilli parlanti sempre dicono il vero ma se non si danno una regolata rischiano di fare una brutta fine – fino a quello più importante, sotteso e mai pronunciato a chiare lettere; che per quanti buoni consigli si possono ascoltare, accettare, seguire, l’unica maniera per imparare è sempre e soltanto una: sbagliare da sé ed imparare sbagliando.

Un accenno al pubblico, partecipe e gioiosamente rumoroso; bambini, mamme, papà, nonni, tutti assieme a godere di questa “ghiottoneria letteraria” e teatrale. Alcuni bimbi frignano, altri parlottano coi nonni, ogni tanto arriva qualche sculacciata per farli stare zitti. Nulla di questo disturba, tale è l’osmosi creata tra la narrazione in scena e chi ascolta. Magari il grillo parlante sarà stato l’unico ad averne noia, ma si è ben guardato dal manifestarla

Marco Brama, www.dazebaonews.it