Scheda artistica
Autore: Quignard
Regia: Danilo Zuliani
Aiuto regia: Susanna Gentili
Con: Sara Trainelli, Danilo Zuliani, Stefano Germani
Scenografie e costumi: Anthony Rosa
Video a cura di: Flavia Marziali, Lorenzo Guidotti, Daniele Scotti
Disegno luci e fotografia: Gianluca Storchi, Stefano Manocchio
Grafica: Erika Trainelli
Sinossi
Durante una piovosa e fredda notte, in aperta campagna, una donna vaga sola, senza ombrello, né documenti.
Viene, a detta sua, sequestrata e trascinata di forza nel vicino commissariato di polizia. Quando gli viene chiesto di dichiarare la propria identità, la donna dice di essere Onoff, una famosissima scrittrice, scomparsa dalle scene mondane da molto tempo.
Apparentemente in preda ad un’amnesia, viene sospettata di un omicidio commesso quella stessa sera e per questo sottoposta ad un lungo e surreale interrogatorio che le farà riaffiorare i ricordi di una vita.
Un intreccio dalle atmosfere kafkiane che si snoda nell’arco di una notte, un insolito giallo poliziesco pretesto per un vero e proprio viaggio nella memoria della protagonista.
Note di Regia
In un atto unico, i tre attori, sempre in scena: la scrittrice sospettata (Sara Trainelli), il poliziotto di turno (Stefano Germani) e il commissario (Danilo Zuliani), sembrano come congelati tra le pareti squallide di un commissariato di campagna, la cui consueta calma è squarciata da scambi di battute sempre più tesi, fino a sfociare in improvvise esplosioni di violenza.
L’atmosfera inquisitoria da giallo poliziesco viene amplificata nella messa in scena, da una serie di videoproiezioni che serrano il pubblico in un ritmo incalzante e lo conducono in questa partita a scacchi tra i protagonisti, chi arroccato in posizione difensiva per tutelarsi e chi abile nel condurre il gioco, fino al sorprendente finale in cui il mistero verrà finalmente risolto.
Recensioni
Recensione su www.gufetto.it
Categoria principale: Teatro Roma
Published: 18 Maggio 2014
Scritto da Antonio Mazzuca
La Compagnia Nomen Omen mette in scena ancora oggi, domenica 18 maggio, “Il Colpevole”, ispirato a “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore.
Si tratta di un giallo godibile che ricalca liberamente l’opera di Tornatore nella storia e nell’ambientazione e rispetta la grande teatralità del conflitto interiore del protagonista, che qui veste i panni di una donna, la profonda e sempre brava Sara Trainelli.
È una sera e buia e tempestosa, una donna, sorpresa a vagabondare senza documenti, viene portata di peso in un commissariato di un borgo locale. Il commissario di polizia e l’attendente, qui interpretati con fermezza da Stefano Germani e Danilo Zuliani la trattengono perché proprio nella zona dove la donna è stata ritrovata, si è consumato un omicidio e la donna fermata è l’unica sospettata. Lei svela presto la sua identità come “Onoff” una scrittrice famosa e misantropa, molto amata dallo stesso Commissario di polizia, ma si contraddice continuamente su quanto accaduto durante la propria giornata, confermando una colpevolezza che nasconde in realtà ben altro …
Il giallo si svolge all’interno di un commissariato ingombro di carte, libri e macchine da scrivere d’altri tempi, conferendo allo spettacolo un’aria desolata ed inquietante ma allo stesso tempo fuori da qualsiasi coordinata spazio-temporale (dettaglio questo importantissimo ai fini della risoluzione del giallo).
Presente un audiovisivo che proietta immagini legati agli scacchi, la cui simbologia è affine alle modalità di svolgimento dell’interrogatorio, in cui ognuno dei giocatori si arrocca sulle proprie posizioni difensive o di attacco. L’interrogatorio condotto dai due poliziotti è infatti duro e non risparmia anche contatti fisici piuttosto intensi (alcuni dei quali ci hanno fatto “soprassaltare”). Inquietante il modo in cui la Trainelli ci comunica l’incapacità di ricordare e quanto le contraddizioni possono far cadere un animo umano spaventato dall’Autorità quasi in una crisi di identità. Sara Trainelli ci restituisce una donna dura e forte che cerca di non piegarsi al duro interrogatorio cui viene costretta, ma allo stesso tempo ne resta confusa come il personaggio kafkiano de “Il castello” per il quale la colpa non viene compresa, e la difesa rispetto ad una accusa già scritta si rivela assolutamente inefficace. I due poliziotti sono invece duri e spietati, ironici e spazientiti, ma anche portatori della verità dei fatti, una verità affermata a gran voce.
La Compagnia Nomen Omen ha fatto dunque un buon lavoro in questa libera riproposizione de “Una pura formalità”, tentando un recupero di quel senso di “braccamento” di fronte all’Autorità ed insieme di “straniamento” rispetto alla realtà dei fatti.
A fine spettacolo ci si chiede se è davvero “Facile uccidere e poi dimenticarsi” e se “le cose sgradevoli sono le più facili da dimenticare”. Certo è che la soluzione di questo intenso giallo sta nella riflessione di fondo su ciò che reale e ciò che non lo è, e sulla capacità dell’animo umano di arroccarsi in una propria realtà, spesso perdendo una drammatica partita a scacchi con la vita.